giovedì 11 gennaio 2018

“ Ne ebbe compassione" (Mc 1,41)

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Lebbra
“ Ne ebbe compassione" (Mc 1,41)
Nella vita di ogni credente c'è un prima, un tempo in cui la nostra identità, la nostra dignità dipende dall'osservanza di una legge imposta dal di fuori, una legge che ci rende schiavi della paura.
”L'inflessibile giudice delle nostre inadempienze” è venuto a tenderci la mano, a toccarci e a dirci:
“Non temere, sono io, sono qui. Sono stato dovunque sei andato.
Non ho avuto paura di te, della lebbra che ti impediva di riconoscermi in quei precetti che ti sembravano insensati e incomprensibili.
Sono venuto a toglierti la paura.
Ho lasciato il cielo e sono sceso.
Ho bussato alla tua porta come un mendicante e ho atteso che mi aprissi il tuo cuore.
Lo volevo riempire di tutto l'amore che da sempre io nutro per te.
Non potevo vederti ridotto così.
Tu, mio figlio.
Ho avuto compassione della tua infermità e mi sono spostato, perchè tu potessi capire quanto vali per me.
Da oggi in poi sei una creatura nuova.
L'unica lebbra di cui dovrai avere paura è quella che ti porta a vivere con vergogna la tua inadeguatezza.
Non escluderti, per paura del giudizio, dalla possibilità di lasciarti guardare e curare da me.
Le regole, i precetti che tanto ti pesavano, si trasformeranno, come per incanto, in libertà per accogliere e vivere l'Amore che salva.”

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