giovedì 2 novembre 2017

" Ecco io faccio nuove tutte le cose."(Ap 21,6)

" Ecco io faccio nuove tutte le cose."(Ap 21,6)

E' incredibile come all'apparenza le cose non cambino e la vita scorre sempre sullo stesso binario senza svolte o deviazioni improvvise.
La conversione a mio parere è la linea di demarcazione che divide in due il tempo assegnato, tra un prima a un dopo, tra lo scontato e la grazia.
Come ci si abitua a stare bene e non si sente il desiderio di ringraziare nessuno, ci si abitua con più grande difficoltà, indubbiamente, a stare male, a vivere in equilibrio sui ricalcoli continui di una vita che ti spoglia e ti chiede quindi indietro man mano che avanzi, un pezzetto di te.
Dio attraverso le esperienze dolorose ti chiede di mettere nelle sue mani i pani dell'offerta, quel dolore, quella preoccupazione, quell'insoddisfazione, quella rabbia, quell'incapacità che hai di riconoscere il bene nelle vicende dolorose, il tuo fallimento, il crollo di tutte le tue certezze.
Alla sofferenza ci si abitua, per cui o ti flagellano, o ti sputano in faccia, o ti condannano a morte non facendoti esistere o... arrivi a vivere tutto come fosse cosa normale e impari a lamentarti di meno e a ringraziare di più.
Questa notte , le mie notti sono una continua battaglia, pareva che le cose sarebbero andate meglio, da come stavo ieri sera, ma purtroppo si è aperta la borsa dell'acqua calda von tutto quello che ne consegue.
Per pregare bisogna stare svegli.
Perchè stia sveglia la notte bisogna che accada qualcosa.

Mi piace pensare a quello che ho fatto mentre mi giravo per trovare una posizione meno dolorosa per riprendere sonno, come cercare un rosario dai grani grandi che mi permettesse senza difficoltà di passarlo tra le dita.
Ho riempito questa notte di preghiera, dopo essermi messa in ascolto della Parola che Dio oggi ci elargisce in abbondanza.
Pur essendo giovedì, ho voluto meditare al posto dei misteri della luce, il primo mistero glorioso, la resurrezione di Gesù, ma non come sono solita fare, soffermandomi sul fatto che Gesù non viene riconosciuto oggi come allora, se ricordiamo l'incontro con la Maddalena, i discepoli di Emmaus, gli apostoli che tutta la notte si erano affaticati invano a cercare un po' di pesce.
Oggi ho voluto incontrare il Signore nella consapevolezza di averlo davanti, vivo e presente.
A lui con Maria ho fatto la mia professione di fede, ho manifestato la mia gioia e ho chiesto di aprirmi gli occhi e il cuore ad ogni uomo in cui si nasconde.
Questa notte l'ho pensato grande imponente, tanto grande da non poterne vedere la faccia, ma il petto, il cuore sì, quello sì ...
Non ho voluto, come faccio ogni volta che mi sveglio o che ci passo davanti, guardare il crocifisso che ne ritrae l'estrema sofferenza e mi ricorda il prezzo pagato per il mio riscatto.
Ho sentito, man mano che andavo avanti, il bisogno di invocare con forza lo Spirito di Dio, il suo amore su di me perchè potessi riconoscerlo presente in ogni uomo.
Ho pensato a come tratto le persone, se sempre sono disponibile ad ascoltarle, accoglierle, se mi astengo dal criticare, lamentarmi per qualche offesa ricevuta, se in tutti riesco a scorgere il volto di Cristo sofferente.
Perchè il problema è proprio quello di riconoscerlo quando è affamato, assetato, ignudo, ammalato o carcerato, riconoscerlo nel vicino di casa che annaffia i fiori sul tuo bucato, che non guarda l'ora quando decide di fare rumore...

riconoscerlo nella persona arrivista che ti lavora a fianco o nella voce dall'accento marcatamente straniero che ti chiama mentre stai pranzando o facendo un pisolino per farti cambiare gestore, quando già lo hai fatto con la compagnia che sponsorizza ...
Riconoscere Gesù, questo è l'impegno che ho preso questa lunga notte abitata dal Signore che fa nuove tutte le cose.

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