venerdì 20 luglio 2018

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, io vi ristorerò” (Mt 11,28)




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“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, io vi ristorerò” (Mt 11,28)
Siamo tutti , Signore, affaticati e stanchi, insoddisfatti di questa vita che ci tende tranelli ad ogni angolo di strada; siamo provati Signore da tutto ciò che ci piacerebbe fare e non ci riesce.
Facciamo fatica, Signore, a vivere aggiogati a te, perchè è forte la volontà di decidere autonomamente.
Lo sappiamo che non possiamo pretendere che le cose vadano secondo i nostri desideri, aspirazioni sempre.
Purtroppo a parole diciamo che tu solo sai tutto, tu ci hai creati e chi, meglio di un genitore…e che genitore! sa qual è il cibo migliore per i suoi figli, quali sono le regole da rispettare perchè la nostra imbarcazione giunga in porto sicuro senza rischio di affondare?
Signore io ho solo te che mi può aiutare, ma faccio fatica a pensare che il tuo giogo è leggero e, quando mi capita qualche cosa di negativo, faccio uno sforzo per non pensare che l’ennesima tegola me l’hai scagliata tu sulla testa, anche se so che non è così.
Come può accadere che dentro di noi alberghino pensieri così distanti e contraddittori?
In questo momento sto vivendo il dramma dell’ulteriore resa, una resa che mi angoscia e mi fa star male.
Ho lottato per la mia autonomia con le unghie e con i denti e, nonostante le vicende della vita mi abbiano ingessata più di una volta fisicamente oltre che metaforicamente, io mi sono sempre scrollata di dosso i gessi, i tutori, tutto ciò che mi immoilizzava e mi costringeva a dipendere agli altri.
E oggi mi ritrovo a combattere la stessa battaglia, a non riuscire ad accettare che qualcuno mi cinga la veste e mi porti lì dove non voglio.
La patente che mi dava la possibilità di andare dove volevo, adesso la devo riconquistare attraverso un tirocinio difficile e non so quanto giusto.
C’è stato un periodo sul lunotto posteriore della gloriosa Panda avevo attaccato un adesivo con su scritto:” Non seguitemi , mi sono persa anch’hio” ed era vero.
Il contrassegno dell’handicap, una sedia a rotelle che parla da sola, ne prese il posto.
Ma ora i nodi sono arrivati al pettine e la mia capacità di guidare, faticosamente e onerosamente riconquistata, è stata clamorosamente rimessa in discussione.
La patente non si sa quando potrò riaverla e se poi avrò dove andare.
Certo è che per rispondere all’invito che oggi mi fai spero che non ci voglia la patente e neanche gambe e schiena che funzionino.
Basta essere affaticati e stanchi e fidarsi di te.
Allora ho detto: “Ecco io vengo, per fare il tuo volere”.

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