venerdì 1 luglio 2016

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La chiamata di Levi
” Cambierò le vostre feste in lutto”(Am 8,10)

Con le letture di questi ultimi giorni c’è poco da scherzare. Il profeta Amos va giù duro e ci prospetta cosa ci attende se continuiamo ad agire come siamo abituati a fare, infischiandocene degli altri e badando solo ai nostri interessi.
Nell’Antico come nel Nuovo testamento la priorità è sempre la stessa.
DIO al posto dell’IO.
Domenica abbiamo sentito dalla blocca di Gesù cosa comporta la sua sequela.” Chi vuol venire dietro a me , rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua”
Ma devi rispondere alla domanda che rivolge ad ognuno di noi: ” Tu chi dici che io sia?”, la stessa che fece agli apostoli.
E anche se all’apparenza sembra che abbiamo capito come Pietro tutto di lui, strada facendo ci accorgiamo di quanto distinto i nostri pensieri dai suoi pensieri e che la croce è proprio quel doversi continuamente rimettere in discussione, perché una persona l’apprezzi solo dopo che è morta.
Infatti capita di accorgersi di quanto bene abbiamo ricevuto da chi ci ha lasciato, solo in occasione del suo funerale.
Per fortuna o meglio per grazia Gesù è risorto e la sua grandezza, la sua magnanimità, la sua mitezza, il suo amore risplende nella nostra vita quanto più riusciamo a morire a noi stessi.
” Misericordia voglio e non sacrificio,” risponde Gesù ai benpensanti che si scandalizzano delle sue frequentazioni, delle sue cattive compagnie.
Non è venuto per i giusti, ma per i malati.
Noi siamo soliti lamentarci per i piccoli e grandi acciacchi che accompagnano la vecchiaia, ma anche per quelli che ci colpiscono quando meno ce l’aspettiamo, quando l’età dovrebbe essere garanzia di salute.
Gesù è venuto a guarirci da tutte le malattie?
Non mi sembra se guardo la mia vita come quella di tanti altri fratelli segnati dal dolore anzitempo.
Penso che la malattia più grande che ci affligge è il lamento, l’incapacità di benedire sempre tutto quello che ci accade, le persone che incontriamo, i rifiuti, i ricalcoli, le cose che non vanno come vorremmo noi.
La maledizione è il nostro più grande peccato e ci fa stare male.
Gesù vuole insegnarci a benedire ciò che abbiamo, a non pretenderlo dagli altri, a benedire quelli che ci perseguitano, a pregare per i nostri nemici.
La benedizione è la nostra medicina e Lui vuole che impariamo da Lui che ha moltiplicato quel poco che i discepoli avevano reperito per sfamare le folle, ha benedetto il pane e il vino trasformandolo nel Suo corpo offerto per noi perché ce ne cibassimo e fossimo a nostra volta capaci di dare vita.
Voglio ringraziare il Signore perché mi sta portando per mano, molto più spesso in braccio, a vivere le contraddizioni della vita come opportunità per conoscere la grazia in esse racchiuse.
Voglio benedirlo perché mi ha invitato a seguirlo e non ha disegnato di sedersi alla mia mensa.

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