giovedì 11 febbraio 2016

Identità




Meditazioni sulla liturgia di 
giovedì dopo le Ceneri
Madonna di Lourdes
letture: Dt 30,15-20; Salmo 1; Lc 9,22-25



"Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà"(Lc 9,24)


Ieri il sacerdote con l'imposizione delle ceneri ci ha ricordato  la nostra natura mortale, terra da cui veniamo e terra a cui torneremo.
Anche se cerchiamo di non pensarci è questa una triste realtà che non ci piace ricordare e che non vorremmo che gli altri lo facessero.
Eppure il cammino quaresimale parte da una certezza, da una constatazione che è inconfutabile.
Oggi il tema della terra ci viene riproposto nella prima lettura dal discorso che Mosè rivolge agli Israeliti prima di entrare nella terra promessa.
Mosè invita a prendere oggi una decisione per intraprendre il cammino alla scoperta della nostra vera natura, della nostra identità liberata dalle maschere che abbiamo gettato a Carnevale.
Chi può dirci chi siamo? Chi può guidarci alla conoscenza della nostra vera natura? Chi può dirci la verità sul nostro destino?Chi può farci godere dei frutti della terra che ci ha donato insegnandoci a coltivarla?
Gesù è venuto a darci le istruzioni di persona, mostrando come non si possa entrare nel mistero della morte se non morendo a se stessi, rinnegando i propri giudizi e pregiudizi con le orecchie tese a non far cadere neanche una briciola del pane quotidiano che spezza per noi e con gli occhi aperti a guardare quello che fa.
Quando l'11 febbraio del 1998 con il secondo tamponamento andarono in frantumi le lenti multifocali e insieme a loro le mie certezze, la mia identità, tutto, fu allora che mi fu decretata la morte con la fine di tutto ciò che mi faceva esistere, primo fra tutti il lavoro.
"La Madonna di Lourdes ti ha salvato", mi disse qualcuno leggendo il libro che in seguito scrissi sulla mia conversione, dove avevo annotato la data dell'incidente e le conseguenze nefaste che ne derivarono.
Fu forse allora che cominciò il mio cammino quaresimale alla ricerca dell'identità perduta.
Inconsapevolmente mi ritrovai a vedermi terra arida e incolta, terra inutile perchè senza vita.
Il mercoledì delle ceneri durò parecchi anni, senza un sacerdote che me lo ricordasse.
Tanti anni a vagare in un deserto sconfinato di cui io non ero che un granello di sabbia, confuso tra i tanti che il vento mescolava e confondeva di continuo.
Chi ero io, dove andavo, da dove venivo?
Poi l'incontro con il crocifisso, con Gesù che ha cominciato a parlarmi e a sussurarmi nelle notti dolorose della malattia sempre più invalidante,  parole nuove, parole di speranza, parole di vita.
Non mi disse subito che dovevo rinnegare me stessa, non mi parlò di morte, ma mi prese per mano e mi aprì il senso delle Scritture.
Oggi medito su quella terra che mi sono lasciata alle spalle, quella su cui non riuscivo a stare in equilibrio e penso al dono stupendo di questa nuova terra, vivificata dallo Spirito  nella quale mi ha fatto rientrare per coltivarla con Lui  in Lui e per Lui.

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